Cosa significa investire in valuta estera?

A volte investire in valuta estera può sembrare una scelta più conveniente, visti i rendimenti offerti da alcuni paesi. Ma il rischio è altissimo.

L’enorme quantità di strumenti finanziari, ormai a portata di ogni risparmiatore, consente investimenti anche in mercati lontani, garantendo una diversificazione a livello geografico del portafoglio: ma cosa significa investire all’estero, e quindi in valuta estera?

Investire in valuta estera non significa solo comprare, ad esempio, dollari e utilizzarli per acquistare azioni della borsa americana: questo è il metodo esplicito di farlo e, coloro che già lo attuano, sanno benissimo quali sono le implicazioni e i rischi.

Con molti altri strumenti, anche se non ho dollari, posso investire sul mercato americano…

Gli investitori inconsapevoli

Tantissimi risparmiatori e piccoli investitori hanno già posizioni legate alle valute estere e non ne sono coscienti.

Basti pensare ad esempio a coloro che hanno in portagolio un semplicissimo ETF che replica l’indice S&P 500.

Molti ETF possono essere acquistati sulla borsa italiana in Euro, ma ciò non significa che il sottostante sia veramente in Euro! Nel caso dell’S&P 500, ogni giorno la quotazione riflette il valore del cambio EUR/USD (euro/dollaro)

Ciò significa che i rendimenti di tali strumenti (ad esempio ETF e Fondi) sono totalmente esposti al rischio cambio!

Gli investitori convinti

Sono quelli che, temerari, comprano direttamente in valuta estera. Dovrebbero sapere di essere temerari anche gli investitori del caso precedente: speriamo che dopo questa lettura sappiano se vogliono correre il rischio.

Molto spesso, oggetto di acquisti in valuta estera sono i titoli di stato di paesi che offrono rendimenti ben superiori a quelli della zona Euro, specialmente di questi tempi.

Poichè, per comprare una singola obbligazione, occorre un investimento diretto, l’unica opzione è acquistare valuta locale e comprare l’obbligazione che interessa. Alla vendita, verrà effettuata l’operazione contraria, ovvero verranno ri-acquistati euro. In molti casi è la banca che si fa carico del cambio valuta (ovviamente con commissioni aggiuntive).

E’ proprio nel cambio che sta il fondamentale rischio di tutte queste operazioni. Statisticamente è il vero rischio, perchè l’andamento di alcune valute è veramente molto discontinuo e ampio.

Esempi numerici

Per rendere l’idea delle operazioni che si compiono, proviamo a fare un pò di calcoli.

Supponiamo di acquistare una obbligazione con queste caratteristiche:

  • Durata: 3 anni
  • Cedola: 10% annuo
  • Valuta: Lira Turca (TRY)

Se pensate che questi rendimenti siano fantascienza, adesso vi rendete conto del vero motivo per cui si investe in valuta straniera. E se, alla fine dell’articolo, avete ancora abbastanza coraggio, sappiate che questa obbligazione esiste davvero (BEI 2017 10% XS1038294531) ed ha anche rating AAA.

Senza il rischio cambio, questa operazione garantirebbe il 10% ogni anno, quindi il 30% alla fine dell’investimento (semplificando volutamente i calcoli, senza contare commissioni e tassazioni).

L’inghippo è che, di mezzo, c’è la Lira Turca, il cui valore tra 3 anni assolutamente non è noto e può variare anche di molto rispetto a quello odierno (al ribasso come, se siamo fortunati, al rialzo).

Parlando con dati reali (supponiamo di aver fatto l’acquisto il 27 settembre 2014)

  • Valore al 27/09/2014:  1 EUR = 2,87 TRY
  • Minimo dal 2010: 1 EUR = 1,90 TRY
  • Massimo dal 2010: 1 EUR = 3,18 TRY

Supponiamo di investire 10mila euro, e utilizziamo i precedenti valori (è solo un esempio, non si possono fare previsioni) per verificare quale sarebbe il risultato finale dell’investimento

L’investimento sarebbe fatto al cambio di 2,87 TRY per ogni euro. Esaminiamo il caso migliore e peggiore tra 3 anni (stando ai valori recenti reali del cambio EUR/TRY).

Esempio acquisto in valuta estera

[Ringraziamo Nicola e Alessandro per averci fatto notare un errore nei calcoli, ora corretto]

Come vedete, un cambio svataggioso eroderebbe o annullerebbe totalmente il 30% di guadagno (che si realizzerebbe solo nel primo caso, ovvero se il cambio rimanesse costante).

Se la lira turca si deprezzasse del 30% rispetto all’euro (ultima riga), si vedrebbe annullato tutto il guadagno derivante dalle cedole. Un ulteriore deprezzamento, porterebbe a chiudere in perdita l’operazione.

Se invece siete degli inguaribili ottimisti, guardate solo la seconda riga.

Come comportarsi?

Coloro che non vogliono accollarsi nessun rischio (perdendo ovviamente anche la possibilità di guadagno extra), possono affidarsi a ETF o Fondi coperti dal rischio di cambio.

Tali fondi comprano degli strumenti derivati che permettono di azzerare i delta di rendimento dovuti al cambio. L’acquisto dei derivati chiaramente incide in percentuale sul rendimento totale. Per capirci, un investimento coperto dal rischio cambio con un rendimento pari al precedente, avrebbe garantito un 30% meno i costi di compravendita dei derivati.

Questi ETF o Fondi hanno una formuletta magica nel nome o nei fogli illustrativi: “EUR Hedged“.

Con strumenti di questo tipo potete dormire più tranquilli (ma non farete mai nemmeno il colpaccio!).

 

8 comments

    1. Gentile Nicola mi sono imbattuto poc’anzi in questo articolo. La tabella pubblicata è ora quella corretta? potrebbe darmi indicazioni di articoli, link o libri dove approfondire questi passaggi esemplificativi

  1. E’ come dice Nicola, l’ esempio è errato perchè piu’ si rivaluta la lira turca rispetto all’ euro e meglio è per l’ investitore.

    1. Grazie mille Alessandro, abbiamo provveduto a correggere la tabella nell’articolo.
      Grazie della segnalazione e, a distanza di 5 mesi dalla pubblicazione dell’articolo, il cambio EUR/TRY è ancora vantaggioso (2,78) per chi ha scelto di acquistare questa obbligazione.

    1. Salve, lei parla di un 10% composto su 10 anni. Nell’articolo si parla di una cedola annua del 10% (quindi interesse non composto) per soli 3 anni (la durata residua dell’obbligazione)

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