Quali sono gli effetti delle iniezioni di liquidità?

Il Quantitative Easing (che di fatto significa iniettare liquidità nel mercato) ha avuto un grande effetto sulle borse di USA e Giappone. Tocca ora a noi?

Tra le misure ipotizzate per evitare la deflazione e rilanciare l’economia europea, negli ultimi mesi si sta cominciando a riflettere sulla possibilità, da parte della Banca Centrale Europea, di avviare un processo di iniezione di liquidità sui mercati.

Tecnicamente è un argomento molto più complesso, che fa capo alla teoria del Quantitative Easing, che è una delle modalità di creazione di moneta e di messa in circolo della stessa.

Obiettivi

Una scelta del genere può essere dettata da diverse esigenze, ma nella situazione che stiamo vivendo adesso in Europa, principalmente si vuole risolvere un contesto di:

  • Bassa inflazione
  • Stagnazione del mercato del credito
  • Bassa propensione ai consumi

Parliamo quindi di tutti gli strascichi della crisi che ancora faticano a sparire, ed impediscono una effettiva ripresa economica.

Fino ad oggi, nell’Eurozona, si è cercato di contrastare la crisi soprattutto eliminando gli sprechi e imponendo ai paesi un risanamento drastico dei propri bilanci.

Sicuramente queste mosse hanno (si spera) ripulito un po di marcio, ma sicuramente non sono state sufficienti a riportare la fiducia nei cittadini europei, che, al contrario, hanno cominciato a nutrire dubbi sull’effettiva utilità dell’unione monetaria europea.

In maniera abbastanza differente si sono comportati invece i governi di USA e Giappone, che hanno affiancato alle riforme strutturali un massiccio programma di iniezione di liquidità sul mercato, al fine di rilanciare l’economia

Come è stato attuato il Quantitative Easing?

Negli Stati Uniti, nel 2012 è stato avviato un piano di stimoli monetari da 85 miliardi di dollari al mese (45 miliardi di acquisti di titoli di stato e 40 miliardi di acquisto di titoli legati ai mutui).

Nel Giappone invece si è scelto di aumentare la base monetaria di 70 mila miliardi di yen all’anno (in proporzione rispetto al PIL è più del doppio dell’iniezione monetaria americana)

Adesso pare che tocchi anche all’Europa.

Mario Draghi ha esplicitamente ammesso che si farà di tutto per preservare la competitività della moneta europea, e di recente ha ribadito il concetto con i fatti, portando il tasso BCE al minimo storico dello 0,15%.

Anche Christine Lagarde, direttore generale del Fondo monetario internazionale (Fmi), il 20 giugno scorso ha dichiarato in una intervista alla Cnbc: “Se l’inflazione dovesse restare ostinatamente bassa, di certo speriamo che la Bce valuti misure di quantitative easing attraverso l’acquisto di titoli sovrani”.

In molti sono pronti a scommettere che è solo questione di tempo: allacciate le cinture e cerchiamo di capire quali potranno essere le conseguenze.

Per chi vuole saperne di più sulle manovre americane e giapponese, consigliamo un interessante video di Khan Academy.

Effetti sui mercati

Se la storia si ripete, la fase iniziale del Quantitative Easing crea un notevole rialzo degli indici azionari e permette di tenere bassi i rendimenti delle obbligazioni acquistate con la liquidità immessa.

Non a caso oggi l’indice principe delle borse mondiali, l’indice S&P 500, viaggia ai massimi storici.

Anche l’indice Nikkei 225 ha segnato un clamoroso rialzo raddoppiato nel biennio 2012-2013, a inizio 2014 quotava oltre 16mila punti). Negli ultimi mesi, a causa di dubbi e incertezze sull’efficacia di queste manovre, l’indice ha perso 2mila punti, e ora è tornato intorno a quota 15mila.

Quali sono i rischi

Ci sono ovviamente delle controindicazioni, soprattutto a lungo termine, che vanno tenute in considerazione.

La prima conseguenza è la svalutazione della moneta: aumentando la base monetaria, ne risente ovviamente il cambio nei confronti delle altre valute.

A Luglio 2012, un euro valeva 1,22 $, adesso vale 1,36 $.

Nello stesso periodo l’euro è passato da valere 95 Yen a quasi 140.

Se anche la BCE avvia questo processo, ci si può aspettare quindi un deprezzamento dell’Euro.

Un altro effetto da considerare è che, ovviamente, le iniezioni di liquidità non possono essere perenni. La riduzione progressiva di immissione di nuovo denaro è chiamata tapering, e il solo pronunciare questa parola (da parte dell’allora presidente della FED, Ben Bernanke) ha creato uno sconquasso sui mercati mondiali.

Annunciare la riduzione degli incentivi monetari, infatti, significa provocare un quasi immediato calo delle quotazioni delle obbligazioni acquistate in precedenza. Anche l’andamento del mercato azionario potrebbe soffrire la mancanza di “spinta” e ritracciare pesantemente.

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