Negli ultimi tempi le quotazioni dei mercati obbligazionari europei (titoli di stato in primis) sono state sostenute dalle enormi iniezioni di liquidità che provenivano dalla Banca Centrale Europea (BCE).
Di contro, come è noto, elevate quotazioni significa, per il mercato obbligazionario, rendimenti ridotti.
E’ ormai diventata di dominio pubblico una situazione fino a qualche anno fa impensabile, ovvero la presenza di moltissimi titoli di stato a rendimento negativo, anche su durate lunghe.
Negli ultimi giorni, però, qualcosa sembra stia cambiando. I rendimenti hanno ripreso, timidamente, a salire, e di contro le quotazioni stanno scendendo. Cosa succede?
Succede che, come è normale, si comincia a vociferare su alcune mosse più o meno imminenti della BCE che potrebbe cominciare a:
- Diminuire le immissioni monetarie nel mercato (questo concetto è tecnicamente noto con il nome di tapering)
- Avviare una politica di rialzo dei tassi di riferimento
Negli ultimi tempi, Mario Draghi ha tranquillizzato i mercati sulle modalità con cui eventualmente avverrebbe tutto ciò, ovvero in maniera graduale e senza provocare shock sui mercati, ma sappiamo bene che questo non basta a calmare gli animi inquieti degli investitori e soprattutto degli speculatori.
Cosa cambia per chi investe in Titoli di Stato area Euro?
Dipende dagli obiettivi.
Coloro che portano le obbligazioni a scadenza non hanno nessun problema. Il rendimento era già noto a priori e, se l’investimento è avvenuto, evidentemente andava bene.
A maggior ragione, con i rendimenti previsti in salita nei prossimi mesi, i cassettisti che ora vogliono comprare saranno ancora più contenti.
Discorso molto diverso per coloro che possiedono fondi o etf obbligazionari, oppure sanno che non potranno tenere fino a scadenza i loro titoli. Poichè le quotazioni andranno inesorabilmente a calare, occorre molta attenzione.
Specialmente per i titoli obbligazionari a scadenza lontana, le oscillazioni potranno essere molto ampie.
Focus obbligazioni area Euro
Si è capito, ormai. Con la BCE che va progressivamente a chiudere i rubinetti, gradualmente (si spera) i Titoli di Stato torneranno a rispecchiare il reale valore di mercato.
Male per le varie nazioni che ora riuscivano ad indebitarsi a tassi ridicoli, un pò meglio per gli investitori che potranno ritornare gradualmente ad ottenere un ritorno non nullo sulla quota risk-free (o quasi) del loro portafoglio.
Focus obbligazioni USA
La tendenza è quella del rialzo dei tassi. Ci sono dubbi sul fatto che in settembre possa esserci un nuovo aumento del tasso di riferimento da parte della FED, ma la strada è segnata.
Un buon consiglio (come vi avevamo già fornito a inizio anno) può essere quello di comprare obbligazioni a tasso variabile, sensibili al rialzo dei tassi americani.
Anche se non totalmente centrato in ambito USA, ma comunque molto esposto, l’Amundi ETF Floating Rate USD Corporate UCITS ETF Hedged EUR (C) (FR0013141462) potrebbe essere interessante.
La copertura valutaria verso il dollaro è fondamentale perchè, introducendo meno moneta nel mercato europeo, probabilmente l’Euro tenderà ad apprezzarsi nei confronti di altre valute.
Focus obbligazioni mercati Emergenti
Rimane al momento un buon settore su cui puntare, visti comunque i fondamentali positivi.
Sia come ETF che come fondi, ci sono diverse alternative. Un esempio può essere iShares J.P. Morgan Emerging Markets Bond EUR Hedged UCITS (EMBE) .
I consigli sono sempre:
- non esagerare come peso percentuale del portafoglio, vista la natura più rischiosa dei mercati emergenti
- Tenere sempre in conto la copertura valutaria.
Attenzione ad un aspetto: qualora i rendimenti dei titoli USA o Euro dovessero divenire interessanti, potrebbe verificarsi il cosiddetto flight-to-quality verso i mercati obbligazionari dei mercati più sviluppati.
In pratica, come è già accaduto verso la fine del Quantitative Easing negli USA (il già noto tapering), a fronte di rendimenti ritenuti soddisfacenti nei mercati sviluppati, molti gestori potrebbero smobilitare le posizioni sugli emergenti per andare a prendere posizione sui mercati USA – Euro.
Ciò provocherebbe un crollo delle quotazioni sui bond emergenti.