Il libro, da cui è scaturito il recente successo cinematografico, racconta la crisi dei mutui sub-prime del 2008 dal punto di vista degli operatori finanziari, tra avidità e scoraggiamento per le sorti dell’economia.
Scheda libro su Amazon: La grande scommessa
La grande scommessa è una storia vera.
Il titolo originale è “The big short” e, nella sua riproduzione cinematografica, mantiene la narrazione, a tratti angosciosa, di alcuni piccoli speculatori che, per lungimiranza o pura casualità, si rendono conto che il mercato immobiliare americano sarebbe collassato nel giro di un paio d’anni al massimo.
Il protagonista principale, che scopre con indagini individuali tutto il marcio che c’è dietro i cosiddetti mutui sub-prime, è Michael Burry, nome reale e personaggio realmente esistente.
Così come Burry, altri gestori di fondi, più o meno grandi, capiscono che scommettendo al ribasso (short) sul mercato immobiliare avrebbero realizzato il più grande affare della loro vita.
Abbiamo la coppia di ragazzi che in 4 anni trasformano 100mila dollari in 30 milioni, partendo da un garage; un dipendente di Deutsche Bank che convince un trader di Morgan Stanley che qualcosa di brutto sta per accadere; un banchiere in pensione che adora coltivare semi e vivere con i frutti della natura.
E così, tra notti insonni, medicinali, incontri con guru del mercato obbligazionario, banchieri, nottate all’insegna di sushi e strip-club, ecco che viene scoperto lo scenario macabro che da lì a poco avrebbe portato al collasso l’economia mondiale.
Tra banche che tentano di nascondere la spazzatura che rivendono e agenzie di rating coinvolte nella truffa, il libro/film è la cruda cronistoria, con tanto di date e riferimenti reali, di cosa accadde prima del 2008 e successivamente dopo lo scoppio della bolla immobiliare.
A chi è rivolto
Sia il libro che il film possiedono un linguaggio estremamente preciso e tecnico.
Chi già è esperto di strumenti finanziari, scoprirà con piacere che i personaggi parleranno la sua lingua.
Chi invece non è molto pratico dell’argomento, ma vuole capirne di più, ha una grandissima occasione di approfondire la questione: soprattutto nel film, troverà dei simpatici intermezzi in cui addirittura dei Vip spiegheranno con ironici esempi pratici cosa significano tutte le sigle degli strumenti finanziari nominati.
Conclusioni
Se avete amato Inside Job, oppure Too Big to fail, questa è l’occasione per studiare la faccenda dal punto di vista di chi si trovava in mezzo, ovvero gli operatori finanziari, divisi tra avidità e vergogna di voler speculare sulle bancarotte altrui.
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