Gestire la quota obbligazionaria del portafoglio con i tassi bassi

In un'era di rendimenti ridotti al minimo, è molto difficile gestire la quota obbligazionaria del portafoglio evitando rischi eccessivi.

Il calo generalizzato dei rendimenti dei Titoli di Stato sta mettendo in difficoltà i risparmiatori che, storicamente, gestivano la quota obbligazionaria del proprio portafoglio con le obbligazioni nazionali.

Il mancato rendimento della quota obbligazionaria del portafoglio, tuttavia, non deve indurre gli investitori a rinunciarvi del tutto.

Non è ragionevole che, poichè non si ottiene rendimento dalla quota del portafoglio più conservativa, si scelga di accollarsi più rischio preferendo asset più rischiosi.

Attenzione alle scelte

Per ottenere un rendimento superiore la scelta può cadere su obbligazioni con rating peggiore, o con scadenza più lontana. Allo stesso modo, si può sottopesare l’obbligazionario in favore dell’azionario.

In entrambi in casi, attenzione!

Una mossa del genere fa aumentare il rischio complessivo del portafoglio e, se non siete preparati oppure non ne siete consapevoli, è forte il rischio di perdere parte del capitale investito.

Anche nel caso in cui scegliate di affidarvi a fondi obbligazionari, fate attenzione agli strumenti sottostanti e alle modalità di distribuzione dei rendimenti.

Da qualche anno, infatti, stanno riscuotendo sempre più successo i fondi obbligazionari che staccano cedole, anche mensili, ai possessori.

Abbiamo già avuto modo di spiegare nel dettaglio come funzionano i fondi obbligazionari con cedola, e invitiamo nuovamente a fare molta attenzione.

Vi sarà capitato di notare, se sfogliate i principali quotidiani economici italiani, che spesso campeggia una pagina pubblicitaria che recita: “Tassi bassi non vuol dire avere cedole basse”. Attenzione!!!

Ricordate sempre che se la cedola promessa dal fondo supera i rendimenti realizzati dai sottostanti, allora necessariamente eroderà il capitale, quando viene staccata.

Facciamo un esempio pratico per capire cosa accade.

Voi acquistate a 100 un fondo che dichiara di staccare una cedola annua del 5%. Alla fine dell’anno il valore delle quote del fondo è pari a 102, perchè le obbligazioni sottostanti hanno reso solo il 2%.

Poichè il fondo deve accreditarvi il 5% sottoforma di cedola, successivamente a tale evento il valore delle quote scenderà a 96,9 (ovvero 102 meno il 5%). Ed ecco quindi che voi registrate una perdita del 3,1% in conto capitale. Per di più al momento dell’accredito della cedola, vi vedrete addebitare le ritenute previste per legge (fino al 26%). Ciò significa che, di fatto, pagate la ritenuta anche per la perdita di capitale, che solitamente non è dovuta e anzi spesso viene recuperata come minusvalenza.

Coloro che non vogliono accollarsi rischio ulteriore, puntando su paesi / obbligazioni più a rischio, hanno l’alternativa dei conti deposito.

Esistono conti deposito che, con spese quasi nulle, garantiscono l’1% lordo annuo, senza vincolo del capitale.

E’ una miseria se paragonata al passato, ma pensiamo anche che, nel momento in cui scriviamo l’articolo, i titoli italiani a 3 anni rendono lo 0%.

Per raggiungere l’1% dobbiamo andare sui titoli a 8 anni (ma per essere sicuri del rendimento dovremmo poi anche portarli a scadenza…).

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