Il mondo obbligazionario nel 2019: quali scenari?

Tempi duri anche per il mondo obbligazionario. Senza una strategia, il 2019 può essere un anno deleterio se investi distrattamente in obbligazioni

Le obbligazioni tornano di moda ogni volta che si diffondono i timori di una recessione.

Quando la paura comincia a serpeggiare nei mercati, il primo pensiero di molti investitori è di proteggersi con le obbligazioni.

I cali di borsa, nelle ultime settimane del 2018, hanno lasciato il segno. Poca roba (ancora) rispetto ai veri tracolli di 10 anni fa, ma tanto è bastato per far scattare l’allarme. In molti oramai sostengono che il 2019 sarà negativo per il mondo azionario globale.

Bada bene: non è sbagliato rifugiarsi nelle obbligazioni, perchè, con le scelte giuste, allineate ai tuoi obiettivi di investimento, puoi tamponare le perdite e a sperare in un minimo guadagno.

In ogni caso, però, devi fare molta attenzione. Una volta i Titoli di Stato ti assicuravano un rendimento quasi sicuro. Magari era un rendimento più basso dell’inflazione, ma comunque era un rendimento. Ora è diverso e bisogna ri-adattarsi ai tempi. Anche l’immagine in alto andrebbe ri-adattata, perchè nel 2019 spariranno anche le banconote da 500 euro (chi le ha viste almeno una volta potrà fregiarsene con gli amici).

Come sarà il mondo obbligazionario nel 2019?

Non ho la sfera di cristallo. Non ne ho trovata una valida, tantomeno al Black Friday.

Proviamo quindi a ragionare in maniera lineare e semplice, ipotizzando uno scenario probabile e definendo una strategia.

Le obbligazioni, per lo meno quelle strutturate in maniera semplice, senza diavolerie varie, si muovono in termini di prezzo in base a questi parametri:

  • Andamento dei tassi di riferimento delle banche centrali
  • Prospettive di solidità e affidabilità dell’emittente
  • Duration (in termini semplici, quanto manca alla scadenza) e tipologia di tasso dell’obbligazione (fisso o variabile)

Esaminiamo uno per uno questi punti e vediamo cosa ne viene fuori.

Tassi di riferimento.

Per il 2019, almeno fino all’estate, Draghi ci ha detto che i tassi resteranno invariati. Anche dopo l’estate, se servirà, fino a che l’inflazione si stabilizzerà intorno al 2%.

Oltre oceano, al contrario, siamo in clima di pieno rialzo dei tassi. La FED, lo scorso dicembre, ha alzato i tassi a breve al 2,25-2,50% e, per il 2019, ipotizza due nuovi rialzi.

Tassi di riferimento più alti significa rendimenti maggiori per i titoli di stato e le obbligazioni in generale. Tieni a mente.

Solidità e affidabilità degli emittenti

Rimanendo in ambito Euro, paesi come Italia, Grecia, Portogallo se si mette male, Spagna se si mette peggio, sono gli indiziati numero uno ad avere problemi di sostenibilità (per lo meno secondo i mercati).

Immediatamente, a fronte di timori di questo tipo, le quotazioni dei Titoli di Stato crollerebbero, facendo aumentare i rendimenti. Due a zero per l’aumento dei rendimenti.

Inoltre, e questo vale per tutta l’Eurozona, la BCE ha concluso in Dicembre il quantitative easing (ovvero le immissioni di liquidità nei mercati, che tenevano alte le quotazioni e bassi i rendimenti dei titoli obbligazionari governativi). No immissioni di liquidità, no rendimenti bassi. Tre a zero.

Chiaramente, in tutto questo, ne beneficerebbe il Bund Tedesco (o il Treasury USA per chi si espone in dollari) che vedrebbe confluire tutto il denaro di chi è avverso al rischio. In questo caso, ma solo per il primo della classe, rendimenti in ribasso e quotazioni in rialzo.

Duration e tipologia di tassi

Sul 3 a 0, possiamo stare tranquilli? Nella borsa, come nel calcio, non si sa mai, ma una previsione dobbiamo pur farla.

Appurato che probabilmente nel 2019 vedremo un generale rialzo dei rendimenti (a meno delle mosche bianche che abbiamo menzionato prima), a questo punto la scelta delle obbligazioni viene di conseguenza.

Le obbligazioni a tasso fisso si muovono, come prezzo, in maniera inversa rispetto ai rendimenti. Se i rendimenti salgono, le quotazioni scendono, e viceversa. Il tutto è ancora più amplificato (e direttamente proporzionale) alla duration, ovvero, in pratica, a quanto manca ancora alla scadenza del titolo.

Le obbligazioni a tasso variabile adattano la cedola in maniera sincrona rispetto ai tassi di riferimento. Un rialzo dei tassi, porta quindi ad un aumento della cedola. Ma attenzione perchè le quotazioni risentono lo stesso di una variazione di giudizio sull’emittente.

In ogni caso, se serve un ripassino, abbiamo già affrontato il tema di come sono correlati rendimenti e quotazioni.

Adesso abbiamo un po di informazioni per definire una strategia.

Se vuoi portare a scadenza le obbligazioni

Se quando hai acquistato l’obbligazione avevi in mente di tenerla fino a scadenza, allora vuol dire che il rendimento calcolato all’epoca era per te soddisfacente.

Se sei in questa situazione, puoi fregartene di ogni oscillazione di prezzo perchè, quando sarà il tempo, ti verrà accreditato quanto preventivato in partenza, oltre ovviamente a tutte le cedole che, nel tempo, avrai maturato.

Devi solo sperare che chi ha emesso la tua obbligazione non fallisca nel frattempo.

Attenzione che, molto spesso, comprare fondi/ETF obbligazionari implica che tu venderai obbligazioni prima della scadenza. Leggi bene sempre il documento di sintesi di ogni strumento e dai anche un’occhiata al prossimo punto.

Se vuoi vendere prima della scadenza

Se hai comprato (o comprerai) un’obbligazione e già sai di non volerla portare a scadenza, parliamone. Perchè di questi tempi si rischia non poco.

Ricorda sempre che, se vendi prima della scadenza, venderai alle quotazioni correnti. Che possono essere molto differenti dal valore di rimborso a scadenza. E con il rialzo dei rendimenti, abbiamo visto, le quotazioni saranno più basse.

Se hai fondi o ETF obbligazionari, verifica se sono investiti in titoli a scadenza lontana. Se, ad esempio, possiedi uno strumento come LYXOR EUROMTS 5-7 YEARS, allora è sicuro che venderai ogni sua componente prima della naturale scadenza. Questo ETF, infatti, può avere in portafoglio solo titoli con duration compresa tra 5 e 7 anni. Quando la scadenza diventa inferiore ai 5 anni, si DEVE vendere. E’ scritto nel contratto.

In pratica, possedere fondi o ETF obbligazionari di questo tipo, equivale a comprare un tot di obbligazioni e venderle prima della scadenza naturale. Se non ci avevi mai fatto caso e tutto questo non ti piace, rivedi le tue modalità di investimento nell’obbligazionario.

Detto questo, cosa è meglio fare?

Tasso Variabile

Abbiamo visto che le obbligazioni a tasso variabile si comportano bene quando i tassi salgono. L’aumento del tasso di riferimento della banca centrale trascina verso l’alto anche altri tassi interbancari (es Euribor), e quindi le cedole delle obbligazioni a tasso variabile.

E’ un problema in meno, ma rimane comunque il fatto che, in presenza di turbolenze, le quotazioni delle obbligazioni a tasso variabile scendono comunque, quindi potrebbero andare ad annullare il vantaggio di avere una cedola ipoteticamente crescente.

Se gli ETF obbligazionari a tasso variabile ti sembrano interessanti, ecco quelli quotati su Borsa Italiana

Amundi Floating Rate Euro Corporate 1-3 UCITS ETF – EUR (C) (ISIN: LU1681041114, Ticker: AFRN)
Paniere composto da obbligazioni societarie a tasso variabile, con scadenza da 1 a 3 anni, della zona Euro, con rating investment grade. Accumulazione dei dividendi. Rischio contenuto.

Lyxor Barclays Floating Rate Euro 0-7Y UCITS ETF Acc (ISIN: LU1829218319, Ticker: FLOT)
Paniere composto da obbligazioni societarie a tasso variabile, con scadenza fino a 7 anni, della zona Euro, con rating investment grade. Accumulazione dei dividendi. Rischio più elevato, causa duration lunga.

Amundi Floating Rate USD Corporate UCITS ETF – USD (C) (ISIN: LU1681040900, Ticker: USFRN)
Paniere di 40-100 obbligazioni societarie a tasso variabile, denominate in dollaro statunitense, dei paesi sviluppati di tutto il mondo, con rating investment grade. Accumulazione dei dividendi. Rischio superiore causa cambio valutario e duration potenzialmente lunga.
Uno strumento simile, ma coperto dal rischio cambio, è Amundi Floating Rate USD Corporate UCITS ETF Hedged – EUR (C) (ISIN: LU1681041031, Ticker: HFRN)

iShares USD Floating Rate Bond UCITS ETF (ISIN: IE00BZ048462, Ticker: FLTR)
Paniere di obbligazioni societarie USA a tasso variabile, con scadenza da 1 a 5 anni, denominate in dollaro statunitense, con rating investment grade. Distribuzione semestrale dei dividendi. Rischio superiore causa cambio valutario.
Uno strumento simile, ma coperto dal rischio cambio, è iShares USD Floating Rate Bond EUR Hedged UCITS ETF (ISIN: IE00BF11F458, Ticker: FLOE)

Lyxor USD Floating Rate Note 2-7 Monthly EUR Hedged UCITS ETF (ISIN:LU1571052130, Ticker: FLOTH)
Paniere di obbligazioni societarie USA a tasso variabile, con scadenza da 2 a 7 anni, denominate in dollaro statunitense, con rating investment grade. Distribuzione semestrale dei dividendi. Coperto da cambio valutario.

Attenzione perchè la copertura del cambio valutario non è gratis. Il suo costo può compromettere ogni potenziale guadagno (ma se il cambio gira male, va peggio).

Tasso Fisso

In alternativa al tasso variabile, puoi puntare su ETF obbligazionari a tasso fisso, ma con durata residua molto breve (in modo da limitare le oscillazioni di prezzo). Ovviamente, se vuoi comprare in autonomia una singola obbligazione, il suggerimento è lo stesso.

Rimanendo in ambito EUR, con obbligazioni di buono-ottimo rating, non si guadagna nulla al momento. Per vedere qualcosa di più interessante, si deve puntare su titoli obbligazionari USA, ma, lo sai già, ti porti in casa il rischio cambio.

iShares USD Treasury Bond 1-3yr UCITS ETF (Acc) (ISIN: IE00B3VWN179, Ticker: CSBGU3)
Paniere di Titoli di Stato USA a tasso fisso, con scadenza da 1 a 3 anni, denominati in dollaro statunitense. Accumulazione dei dividendi. Rischio cambio.

iShares Euro Government Bond 1-3yr UCITS ETF (Acc) (ISIN: IE00B3VTMJ91, Ticker: CSBGE3)
Paniere di Titoli di Stato area Euro a tasso fisso, con scadenza da 1,25 a 3,25 anni, con rating investment grade. Rischio molto basso, ma rendimenti attualmente quasi nulli, se non leggermente negativi.

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