Obbligazioni e rialzo dei tassi: consigli pratici di autodifesa

Praticamente, come possiamo difenderci dal rialzo dei tassi, evitando di perdere denaro? In 5 minuti avrai tutte le informazioni a tua disposizione.

Come era nell’aria, la FED ha alzato i tassi, nella riunione del 14 dicembre 2016, portando il costo del denaro nella fascia 0,50-0,75%.

Nei prossimi mesi, probabilmente, ci saranno ulteriori rialzi negli Stati Uniti, mentre forse in Europa ancora non se ne vedrà la necessità, ma poco importa: c’è chi teme, in generale, il rialzo dei tassi.

Tutto sembra complicato. Se i tassi sono bassi, si guadagna poco e quindi non vale la pena investire nell’obbligazionario. Se i tassi si alzano, allora caleranno le quotazioni e quindi si perderà in termini di conto capitale.

Ma siamo sicuri che tutto sia problematico, se, al contrario, si investe consapevolmente?

In questo articolo vogliamo darvi consigli pratici, senza esagerare con la teoria. Ormai tanto sapete tutto: per le obbligazioni a tasso fisso, quando salgono i tassi, calano le quotazioni, mentre per le obbligazioni a tasso variabile le quotazioni tengono perchè le cedole si riadattano ai nuovi rendimenti.

In ogni caso, se avete bisogno di un ripassino, abbiamo già affrontato il tema di come sono correlati rendimenti e quotazioni. Ve ne consigliamo la lettura per avere maggiore consapevolezza del tema, se non ne conoscete le dinamiche.

Volete portare a scadenza le vostre obbligazioni?

Bene! In tal caso avete già la migliore difesa possibile. Ipotizzando ovviamente che l’emittente non fallirà prima del tempo, allora avrete niente da temere nemmeno se i tassi di riferimento salissero vertiginosamente.

Parliamo delle obbligazioni più comuni, che sono la grandissima maggioranza: le quotazioni, a scadenza sono destinate a tornare al valore di rimborso (es. 100).

Tanto più varieranno i tassi, tanto più ampie saranno le oscillazioni delle quotazioni, ma l’ultima stazione è sempre la stessa: il valore di rimborso.

Detto in termini pratici, potete comprare una qualsiasi obbligazione se:

  • Siete assolutamente convinti di volerla portare a scadenza
  • Il rendimento è per voi accettabile rispetto al rischio emittente che vi accollerete.

Volete vendere prima della scadenza?

In questo caso la situazione è un po più complessa.

Se c’è la possibilità, seppur remota, che voi dobbiate vendere prima della scadenza (o se volutamente lo farete, birbanti), allora dovete fare attenzione.

Soprattutto se avete fondi o ETF obbligazionari, verificate se questi investono in titoli a scadenza lunga. Se, ad esempio, possedete uno strumento come LYXOR EUROMTS 5-7 YEARS, allora è sicuro che, quando venderete, sarà prima della naturale scadenza dei titoli contenuti in esso. Questo ETF, infatti, può avere in portafoglio solo titoli con duration compresa tra 5 e 7 anni.

Come da loro regolamento, tali fondi/etf vendono i titoli non appena la loro duration diventa inferiore a quella minima ammessa. Ovviamente, vendendo a mercato, solo la sorte dirà se era effettivamente un buon momento per farlo.

Intendiamoci: questi strumenti non sono il demonio, anzi! Semplicemente, in questo periodo storico, è molto rischioso sovrappesarli nel portafoglio, perchè con l’aumento dei tassi che prima o poi verrà, sono destinati a calare come quotazioni.

Veniamo però al sodo: cosa è bene fare? Per non incappare nei cali delle quotazioni, ci sono 2 strade semplici.

Investire in obbligazioni a tasso variabile
Le cedole variabili dovrebbero crescere insieme ai tassi delle banche centrali, adeguando così i rendimenti delle obbligazioni

Le obbligazioni a cedola variabile sono per lo più indicizzate ai tassi Euribor (acronimo di EURo Inter Bank Offered Rate, tasso interbancario di offerta in euro), che sono molto correlati ai tassi di riferimento.

Occorrerà ovviamente capire, se i tassi saliranno prima negli USA, cosa accadrà in Europa, ma il concetto delle obbligazioni a tasso variabile rimane valido.

Purtroppo, tranne i CCTeu italiani (indicizzati all’Euribor 6 mesi + spread), è rarissimo trovare titoli di stato a tasso variabile. Occorre quindi orientarsi su obbligazioni corporate, che potrebbero essere più rischiose.

In tal senso, può essere interessante il seguente ETF, che investe in un insieme di obbligazioni a tasso variabile (comprese tra 40 e 100) denominate in USD ed emesse da società private (“corporates”) di paesi sviluppati, selezionando tra queste le più liquide.

Ve ne presentiamo 2 versioni: in dollari e con copertura cambio.

  • Amundi ETF Floating Rate USD Corporate UCITS ETF (C) – Isin: FR0012647451
  • Amundi ETF Floating Rate USD Corporate UCITS ETF Hedged EUR (C) – Isin : FR0013141462
Investire in obbligazioni a tasso fisso, ma di breve durata
In tal caso il calo delle quotazioni sarebbe mitigato dal fatto che la scadenza è vicina. Eventuali cedole potrebbero anche coprire la potenziale perdita in conto capitale.

Mantenetevi su scadenze brevi, sia che puntiate su Titoli di Stato, titoli corporate, oppure fondi/ETF.

Volendo consigliare degli strumenti, possiamo indicare:

  • Deutsche Invest I Short Duration Credit LC – Isin: LU0236145453 (obbligazionario corporate a breve termine)
  • iShares $ Short Duration High Yield Corp Bond UCITS ETF – Isin: IE00BCRY6003 (obbligazionario corporate denominato in dollari, a rischio e rendimento più alto)

Abbiamo volutamente consigliato obbligazioni corporate, perchè nel breve i Titoli di Stato rendono ancora pochissimo. Se però, per vostra tranquillità, desiderate puntare sui titoli governativi nonostante gli scarsi ritorni, no problem: rimanete comunque su scadenze ravvicinate (max 2-3 anni).

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